Il verde urbano rende le nostre città più vivibili. È importante però che le renda anche più sostenibili. Per questo dobbiamo prima di tutto comprendere cosa intendiamo per sostenibilità applicata al verde urbano e poi capire quali possono essere le strategie da adottare per raggiungerla.
Sempre più persone vivono nelle città. Si stima che entro i prossimi 10 anni oltre il 60% della popolazione risiederà nelle aree urbane. Il verde urbano ha quindi un ruolo importantissimo nel miglioramento della qualità di vita dei cittadini e nella realizzazione di città più sostenibili.
L’ISTAT ha definito un censimento del verde urbano attraverso la creazione di 5 categorie di spazi verdi:
Queste aree hanno innegabili benefici ambientali, se correttamente gestite, e possono aiutare a creare comunità e città sostenibili, ma possono comportare degli svantaggi se le amministrazioni pubbliche non sono in grado di mettere in campo progetti integrati e rispettosi dell’ambiente. Vediamo quali sono i benefici e gli svantaggi principali.
Filtraggio dell’aria. La presenza di boschi, foreste e parchi urbani riduce il particolato atmosferico e le sostanze nocive presenti nell’aria. L’ideale è puntare su un corretto mix tra conifere, che hanno una maggiore capacità filtrante per un’area fogliare maggiore durante tutto l’anno, e piante a fiore, meno sensibili all’inquinamento e più resistenti. Recenti studi confermano che, posizionando degli alberi lungo una strada, si può ridurre la quantità di particolato fino al 70%.
Micro-regolazione del clima. All’interno delle aree urbane il clima è notoriamente modificato e la temperatura è in media di 0,7°C più alta rispetto alle aree verdi circostanti, grazie a quello che è definito ‘area isola di calore’. La presenza di alberi crea banalmente aree ombreggiate che, secondo alcune stime, possono ridurre il costo di refrigeramento di case e negozi di 50-100€ all’anno. Inoltre un singolo albero (di grandi dimensioni) è in grado di traspirare fino a 400 litri d’acqua ogni giorno, che viene “presa” dall’ambiente circostante sotto forma di calore, contribuendo così ad abbassare le temperature nelle estati cittadine, ormai sempre più calde.
Drenaggio delle acque piovane. Lo vediamo sempre più di frequente ma sembra che ancora non siamo riusciti a comprenderne la gravità: le nostre città sono sempre più spesso funestate da eventi meteorologici intensi. Ciò che gli esperti sanno bene è che la presenza di aree verdi aumenta il livello di infiltrazione, mentre le chiome degli alberi trattengono buona parte dell’acqua piovana che arriva al suolo. Si stima che, all’interno di un parco urbano, solamente il 10-15% delle precipitazioni si trasformi in deflusso superficiale mentre la restante parte si infiltri nel suolo o evapori in un secondo momento.
Conservazione della biodiversità. Contrariamente a quello che si può pensare, negli ambienti urbani esistono svariate specie vegetali e animali che sono strettamente legate alle dinamiche antropiche e che devono essere monitorate e protette.
Introduzione di piante esotiche invasive in un contesto climatico non adatto. Questa pratica, purtroppo molto diffusa soprattutto nelle località turistiche, porta molto spesso ad una drastica riduzione della biodiversità vegetale e animale.
Danneggiamento di oggetti e persone, soprattutto a seguito di eventi atmosferici intensi e improvvisi, se le piante non sono adeguatamente gestite con frequenti valutazioni di stabilità e potature.
Emissione di composti organici volatili (BVOCs). Questi composti sono in grado di reagire con alcuni ossidi di origine antropica presenti in atmosfera con i quali reagiscono fino a formare ozono, un gas la cui presenza ad elevate concentrazioni può causare problemi all’uomo, agli animali e influenzare la fotosintesi e i processi di crescita delle piante.
Aumento dei costi di manutenzione nel caso in cui venissero utilizzate piante non adatte al clima, fragili, non adatte al contesto.
Il verde urbano dunque ha un’infinità di benefici per i cittadini, e gli unici svantaggi sono dovuti alla mancanza di educazione verde delle istituzioni locali. Gli obiettivi dunque dovrebbero essere: aumentare i metri quadri di verde pro capite presenti nelle città (in media oggi ad ogni cittadino corrispondono 31 mq di verde urbano, con incredibili differenze, dai 400 mq pro capite della città di Trento, ai 9 metri quadri di molte città del sud Italia, il minimo per legge) e migliorare la qualità del verde urbano in un’ottica di risparmio energetico e valorizzazione delle tipicità locali.
I parchi urbani sono soluzioni ottimali perché fungono da veri e propri polmoni verdi che purificano l’aria e aiutano a calmierare l’isola di calore, ma non sono l’unico strumento eco-sostenibile a disposizione delle amministrazioni. Qualsiasi spazio inutilizzato o apparentemente inconsueto andrebbe sfruttato per ricavarne piccole porzioni di verde urbano. Aiuole, viali alberati, aree spartitraffico piantumate, pocket park, rain garden.
La Convenzione Europea del Paesaggio così come la Carta di Aalborg hanno segnato un passaggio importante, a livello europeo, nello sviluppo di una maggiore consapevolezza sui temi della rigenerazione urbana e di modelli urbani verdi e sostenibili. Nel nostro paese il principale riferimento normativo per il verde urbano è la legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” che ha introdotto una serie di indicazioni per gli amministratori locali per la promozione e l’incremento degli spazi verdi. La legge prevede la messa a punto, a livello comunale, di un bilancio del verde, un catasto degli alberi e incentivi alla piantumazione.
L’attività urbanistica assegna al verde pubblico una certa percentuale di budget che deve essere rispettata in base al costruito. Il problema è che spesso non ha alla base una pianificazione attenta e integrata che crei spazi verdi in un contesto generalizzato del centro urbano.
Progetti ancora più ambiziosi sono quelli che riguardano in tutto il mondo la “forestazione urbana”, la progettazione e lo sviluppo di aree verdi urbane e periurbane in cui la natura è protagonista, facendo della natura un’importante protagonista di questo paesaggio attraverso programmi e strategie sistematici e strutturati.
Nel 2021 il governo ha stanziato ben 18 milioni di euro per finanziare progetti dedicati alle città metropolitane italiane di messa a dimora di alberi e di creazione di foreste urbane e periurbane. Quest’anno il Ministero della Transizione Ecologica ha pubblicato un avviso pubblico che mette a disposizione 330 milioni di euro per progetti di forestazione urbana, con l’obiettivo di piantumare 6,6 milioni di alberi nelle città metropolitane entro il 2024.
Due gli esempi virtuosi nel nostro paese.
Il cambiamento climatico coinvolge in maniera importante le città. Per questo i progetti per il verde urbano devono essere adatti ad un contesto così problematico. È quindi fondamentale che le aree verdi siano in linea con le politiche ambientali nazionali, permettano dunque un sempre maggiore risparmio energetico e di acqua. Se il trend dell’anno per i nostri giardini è l’ecosostenibilità, questa a maggior ragione dovrebbe essere un obiettivo strategico da parte delle istituzioni, per ridurre i costi e gli sprechi.
Sì quindi a piante e alberi adatti al clima locale, evitando di inserire palme per abbellire le città del nord Italia o l’abete bianco nelle piazze natalizie della Sicilia. Sì a piante, cespugli e arbusti resistenti a caldo e siccità, come abbiamo dolorosamente imparato nella scorsa estate, piante quindi che necessitano di poca acqua e poca manutenzione.
Ecco alcune delle piante presenti nel nostro vivaio ideali per una gestione sostenibile del verde urbano: